Passo di riferimento: Giovanni 15: 12-17
Viviamo in una società dove la parola amico è usata in maniera impropria, tra i social che ci hanno abituato a vedere nella figura dell'amico colui che ti mette un "mi piace "e la vita quotidiana dove definiamo amici persone di cui conosciamo appena la superficie. Ma Dio ha attribuito un significato profondo alla parola amicizia e ci esorta a amarci gli uni gli altri.
Ebbene sì un amico ama, è benevolo, non giudica ed è pronto a dirti la verità, non prova invidia ma gioisce nella gioia e piange con te nella sofferenza. Un esempio è l'amicizia che lega Davide e Gionathan.
Quest'ultimo era figlio di colui che tentava di uccidere Davide, ma ciò che li legava non era un affetto terreno, ma qualcosa di molto più profondo, loro due condividevano un legame spirituale, che andava oltre la simpatia, oltre ogni discordia umana.
Così vuole Dio, che creiamo dei veri rapporti di amicizia tra i nostri fratelli, e questo significa essere disposti a superare pregiudizi e disguidi creati con il tempo, andando a unire rapporti frantumati e creandone dei nuovi avente l'amore di Dio come base. Il nostro punto di riferimento però non è né Davide ne Gionatan, il nostro perfetto esempio rimane Gesù, egli manifesta il vero significato della parola amico, Egli ci ha amati in ogni tempo, mentre noi lo rinnegavamo, ed è morto sulla croce per noi che lo disprezzavamo.
Gesù però dopo averci mostrato il suo affetto e il suo interesse nei nostri confronti ci chiama a comportarci come Lui, a manifestare ogni giorno di più i sentimenti benevoli che ci ha messo nel cuore. Portiamo il suo frutto ad altri che ancora non lo hanno sperimentato, e per farlo bisogna amare con la stessa intensità che Egli ha usato con noi.
Passo di riferimento: Esodo 36:2
All'inizio del passo ci vengono presentati Besaleel e Ooliab, due uomini nei quali Dio ha messo sapienza ed intelligenza per eseguire tutti i lavori necessari alla costruzione del tabernacolo, il luogo in cui il popolo avrebbe adorato Dio.
La caratteristica più importante tuttavia non riguarda tanto la loro manualità o la loro efficienza, quanto nel fatto che i loro cuori spingevano ad applicarsi al lavoro per eseguirlo..non un lavoro qualunque, dettato dai propri obiettivi personali e dalle proprie aspirazioni umane, ma dall'amore per Dio.
Ognuno di noi ha dei talenti, dei doni da parte del Signore che ci rendono unici e abili, ma non basta per poterlo servire.
A Dio non interessano le nostre capacità o la nostra bravura, ma cerca dei cuori che spingono, che lo amano e che si mettono a disposizione per lasciarsi usare da Lui.
È la cosa più importante del servizio cristiano, che viene da una profonda, sincera, quotidiana e curata comunione con Dio, è l'amore per la Sua persona, per la Sua opera, che cresce sempre di più man mano che lo conosciamo e leggiamo la Sua parola.
Più ci innamoriamo di lui, più Lui ci riempie del suo Santo Spirito, che ci dona forza, energia, volontà, di servirlo e portare nuove anime a Lui.
In quella circostanza il popolo di Dio era chiamato a costruire dei santuari per poter adorare Dio e rimanere alla Sua presenza.
Oggi siamo chiamati ad edificare dei santuari nei cuori delle persone, siamo chiamati a mostrare Gesù attraverso la nostra stessa vita, non semplicemente con parole, ma lasciando il segno con le nostre vite consacrate a Lui.
Purtroppo molto spesso notiamo che nel nostro cuore non tutti i sentimenti ci spingono verso Dio, anzi, molto spesso ci spingono nella direzione opposta...forse puntiamo ad un obiettivo in particolare e pensiamo che sia la cosa più importante della nostra vita, senza la quale non potremmo vivere e ci dimentichiamo del fatto che Dio è lì, ad attendere di mostrarci cosa davvero ci riempie il cuore, cosa ci soddisfa e ci vivifica profondamente.
Anche se in questo momento senti che il tuo cuore è lontano da Dio, ti spinge in una direzione opposta, lasciati attirare dalla Sua Parola, Dio non ti ha abbandonato ma vuole mostrarti ancora una volta il Suo amore, la Sua volontà e riempirti del Suo Spirito.
Dio ti benedica!
Passo di riferimento: 2 Corinzi 12:1-10
«La mia grazia ti basta, perché la mia potenza si dimostra perfetta nella debolezza».
L'apostolo Paolo difende il suo ministerio dagli altri dicendo che potrebbe vantare la sua persona sia dal punto di vista umano (era ebreo, nato da genitori ebrei) sia dal punto di vista spirituale (perché aveva faticato ed era stato perseguitato molto più degli altri), eppure egli sceglie di vantarsi delle proprie debolezze.
Non è necessario che diventiamo più forti circa i nostri punti deboli, perché ci pensa la grazia del Signore che è potente e perfetta.
In un altro passo della Parola di Dio e' scritto: "Dio ha scelto le cose deboli del mondo per svergognare le forti", dunque se ti senti debole, abbandonato ed ignobile, sappi che la grazia di Dio è proprio per te!!!
Dinanzi alle difficoltà è normale provare smarrimento, anche l'apostolo Paolo pregava affinché il Signore potesse allontanare da lui quella "spina" per poterLo servire meglio, ma il Signore non voleva che Paolo si insuperbisse.
Inoltre, quando l'uomo sta bene e conduce una vita tranquilla, tende a diventare superficiale e pensa di poter bastare a sé stesso, ma il Signore vuole dimostrare ancora la sua potenza, perché Egli non inizia mai un'opera per lasciarla incompiuta.
Talvolta, ci sentiamo così deboli da essere completamente chiusi, persino davanti a Dio.
Per far fronte a queste situazioni, la Bibbia ci dà una potente arma: la preghiera.
Un verso delle Scritture dice: " lo Spirito viene in aiuto alla nostra debolezza, perché non sappiamo pregare come si conviene", dunque lo Spirito Santo viene in soccorso alla nostra difficoltà, prende quella preghiera di richiesta e la mette in linea con i desideri di Dio.
Inoltre, la grazia del Signore è perfetta e potente anche nel servizio a Dio, soprattutto quando non ci sentiamo degni e in grado, perché Egli non ci chiama a servirLo con forza, bensì con fedeltà; e se anche saremo infedeli, Egli rimarrà comunque fedele a noi e alle sue promesse, perché non può rinnegare sé stesso.
L'apostolo decise di vantarsi delle proprie debolezze, perché aveva compreso la grande opportunità che gli si veniva a trovare davanti: vedere la potenza di Dio all'opera, che era in grado di renderlo forte!!!
«Per questo mi compiaccio in debolezze, in ingiurie, in necessità, in persecuzioni, in angustie per amor di Cristo; perché, quando sono debole, allora sono forte».