GRIDO UMANO E ATTENZIONE DIVINA
“La mia voce sale a Dio e io grido; la mia voce sale a Dio ed egli mi porge l’orecchio” (Salmo 77:1)
Il salmista non riesce a dormire, a riposare.
Una minaccia incombente grava sul suo animo, ma ciò che più pare opprimerlo è il pensiero che le benedizioni divine di un tempo siano ormai cessate. Asaf è un cantore che ha imparato a modulare la voce nel culto al Signore, ma ora la preghiera si strozza in gola, faticando a salire dal cuore abbattuto alle labbra secche. Tuttavia, dopo una notte insonne riceve un incoraggiamento che dà il “la” a questo Salmo. Con il suo grido, il salmista vuole esprimere il bisogno umano non tanto di sfogarsi, quanto di azzittire altre voci che vogliono distrarci nei pensieri e deprimerci nella fede.
Egli è cosciente che non sarà la forza del suo urlo straziato tra speranze e dubbi a sospingere in alto la preghiera. Sarà invece l’attenzione divina, poiché nella sua compassione il Signore si inchina ad ascoltare la nostra preghiera, finanche quel che il cuore non riesce ad esternare.
Come lui, tanti hanno realizzato che la loro preghiera è salita a Dio, accorgendosi poi che questo è stato possibile unicamente perché Dio si è abbassato verso noi.
Ecco la potenza della preghiera nel nome di Gesù: Dio che si è chinato al livello dei peccatori per redimerli da ogni caduta e soccorrerli in ogni loro debolezza.
E tu, hai forse un segreto più efficace per far giungere la tua richiesta al trono dell’Altissimo?
Buona settimana con il Signore.
Alessandro Cravana