INDEGNITÀ E AUTORITÀ
“Ma il centurione rispose: «Signore, io non son degno che tu entri sotto al mio tetto; ma di’ soltanto una parola e il mio servitore sarà guarito»” (Matteo 8:8)
Dinanzi alla rivelazione del Signore santo e glorioso l’indegnità umana non è una sensazione religiosa né un complesso d’inferiorità. Essere un centurione, un imperatore o un soldato semplice non cambia la realtà delle cose: ci si sente indegni che Dio si muova per noi perché indegni lo si è. L’indegnità umana però non annulla l’autorità divina. L’Evangelo reca una buona, ottima notizia: la missione di Cristo ha classificato gli indegni come “bisognosi” e la sua perfetta opera li può rendere degni di essere chiamati figli di Dio, per coltivare una fruttuosa comunione con Lui.
Questa nuova realtà spirituale ci fa presto risalire da ogni complesso d’inadeguatezza, fa vincere ogni emotivo senso d’indegnità che induce a tenersi lontani da Dio, ogni senso di colpa che spinge a tenerlo distante da noi. Questa realtà della grazia divina rende possibile quel che la corruzione umana impedisce. La nostra indegnità oggi è autorizzata a chiamare in causa la sovrana autorità del Signore, senza più rifuggirla. Oggi, in Cristo, indegnità umana e autorità divina non si scontrano, ma si incontrano. Perciò può accadere nella tua vita proprio in questi giorni e proprio mentre ti scopri più immeritevole: la Parola del Signore viene a manifestarsi con potenza decisiva sulla tua situazione difficile e penosa, su affetti compromessi e legami destinati a spezzarsi.
Come quel centurione romano, non limitarti a confessare la tua indegnità. Prega credendo all'autorità della Parola di Cristo pronunciata in tuo favore. Anzi, vai fiduciosamente oltre. Non fermarti a sperimentare la grazia del Regno dei cieli che ti raggiunge a distanza. Invita il Signore ad entrare nella tua casa, lascialo dimorare nella tua vita con la sua divina Maestà.
Buona settimana con il Signore.
Alessandro Cravana