CON LA FACCIA TRA LE GINOCCHIA
“Acab risalì per mangiare e bere; ma Elia salì in vetta al Carmelo; e, gettatosi a terra, si mise la faccia tra le ginocchia” (I Re 18:42)
È il modo più consono di occupare posizioni elevate per i credenti, ricordando innanzitutto non le nostre esigenze, ma la disperazione da cui veniamo e ringraziando sempre Colui che ci ha rialzato dalla caduta nel peccato.
Il profeta Elia ci ricorda che la nostra fede deve imparare non soltanto a guardare in alto, ma anche dall’alto. Stare con la faccia tra le ginocchia è il modo più sano per fare l’una e l’altra cosa. Se la preghiera è spesso un moto spontaneo per risalire da valli oscure, la comunione con Dio va più che mai curata dopo aver raggiunto la vetta. Infatti, trovarsi al di sopra di situazioni problematiche può risultare pericoloso quando ci lasciamo distrarre da un eccessivo senso di sicurezza o dalle vertigini dell’orgoglio.
Forse ultimamente sei affossato, sei oppressa da avversità schiaccianti mentre le ginocchia vacillano e la paura distorce la visione delle cose.
Allora è un tempo nel quale disporsi ai piedi del Signore, lasciandogli vivificare quei nostri sentimenti spirituali poco alimentati.
Se stai invocando il Signore, sappi che Egli ti sta ascoltando e ti risponderà con la potenza della sua grazia. Quando Cristo ti avrà portato in alto, ricordati di stare con la faccia tra le ginocchia. È il modo più saggio per non vedere altro se non quello che ci mostra la comunione con Lui.
È la posizione più efficace per ricevere fresca rivelazione biblica e prendere nuove forze celesti.
Se si può saltare qualche pasto o degli impegni per supplicare ed intercedere, perché non farlo per adorare e lodare Dio?
Restare in preghiera dopo l’esaudimento è l’esercizio più tonificante per l’anima, chiamata in ogni tempo ad interfacciarsi con il Signore del cielo e della terra.
Buona settimana con il Signore.
Alessandro Cravana