GIUSTIFICATI PER FEDE
“Giustificati dunque per fede, abbiamo pace con Dio per mezzo di Gesù Cristo, nostro Signore” (Romani 5:1)
Secondo la Legge italiana, il presidente della Repubblica ha facoltà di concedere la “grazia” a persone che sono state imprigionate come pena dei loro crimini. Questa grazia può arrivare in seguito ad anni di buona condotta, dopo aver scontato parte della pena e spesso viene accordata a motivo di precarie condizioni psicofisiche del detenuto.
Tale atto di clemenza non equivale tuttavia ad una assoluzione né ad una giustificazione. Pertanto non implica la cancellazione del reato e la fedina penale rimane macchiata, con tutte le conseguenti limitazioni sociali.
Ben altra cosa è la grazia che Dio accorda non premiando buone opere umane, bensì benedicendo la fede di chi, riconoscendosi peccatore bisognoso di perdono, confida nel sacrificio di Cristo. Questa è la grazia per la quale siamo giustificati ovvero “assolti per non aver commesso il fatto”. Così ogni peccato, senza differenza di gravità, viene cancellato dal sangue espiatorio di Gesù e non può più essere imputato. Essere stati giustificati in Cristo comporta la pace con Dio, che libera chiunque dalle catene della colpa e del rimorso. Il Signore non ricorda le nostre iniquità né addebita più alcuna trasgressione , ponendoci nella libertà di dimorare alla sua santa presenza e nel diritto di ricevere ogni benedizione celeste. Dinanzi a tale verità biblica, perché cercare ancora giustificazioni umane, attenuanti etiche e scusanti sociali? Qualunque cosa tu abbia potuto commettere, confida nella perfetta giustizia di Cristo, realizzando che la pace spirituale è soltanto il primo frutto della giustificazione in Cristo.
Buona settimana con il Signore.
Alessandro Cravana