SAPIENZA DALL’INCARNAZIONE
“Poiché dunque i figli hanno in comune sangue e carne, egli pure vi ha similmente partecipato, per distruggere, con la sua morte, colui che aveva il potere sulla morte, cioè il diavolo” (Ebrei 2:14)
L’Unigenito di Dio ha partecipato a tutti gli effetti alla natura umana. Dalla sua vita terrena, impariamo che Cristo, pur senza rinnegare la propria divinità, non ha voluto utilizzarla per provvedere ai suoi bisogni personali o per sfuggire alle sofferenze della carne. Piuttosto Egli ha esercitato la fede ed usato la preghiera, fortificando il suo spirito umano nel rapporto con il Padre. Da vari episodi del cammino di Gesù comprendiamo che la nostra vita spirituale non può prescindere da un equilibrato intreccio con la componente fisica della natura umana. Disprezzare il proprio corpo, considerandolo un impedimento allo sviluppo interiore, è biblicamente sbagliato. D’altra parte, venerare il corpo come un idolo da soddisfare, escludendo ogni necessità o responsabilità spirituale, è l’altro scellerato estremo. Una sana spiritualità va vissuta curando tutto l’essere nostro, perché il Signore non disprezza il corpo del credente, ma annienta il potere diabolico che vuol derubarci della vitalità per servire il nostro Creatore e Redentore.
In questi giorni non trascurare che hai un’anima immortale, senza tuttavia sottovalutare che sei fatto anche di carne e sangue. Sii quindi vigilante, tenendo umilmente conto dei tuoi limiti e dei condizionamenti psicofisici. Rimani in pace per il tempo che dovrai spendere nella cura del tuo corpo, sapendo che ciò non equivale ad una battuta d’arresto nella comunione con il Signore, ma coopera alla benedizione dell’intero essere tuo e, in fin dei conti, al progresso di una fede che continua ad imparare da Cristo.
Buona settimana con il Signore.
Alessandro Cravana