AMORE CHE SI FA SERVO
“Poiché, pur essendo libero da tutti, mi sono fatto servo di tutti, per guadagnarne il maggior numero” (I Corinzi 9:19)
L’apostolo segue l’esempio di Gesù, il quale non fu costretto a fare la volontà del Padre, ma scelse liberamente di praticarla come viva espressione di una fiduciosa obbedienza. Imitando Cristo, Paolo volle farsi servo per la salvezza di tutti gli uomini e non soltanto d’Israele, cioè della sua parentela secondo la carne. C’è poco da dire: chiunque voglia schierarsi vittoriosamente sotto la bandiera del Regno dei cieli, non sceglie quale parte della volontà divina osservare, ma si dispone innanzitutto a farsi servo, per dare forma alla propria gratitudine. Un servizio parziale, legato e limitato da condizionamenti egoistici che fa selezionare a quali persone testimoniare dell’Evangelo, per chi intercedere o a quali credenti perdonare, risulta ancora schiavitù al peccato, dunque una ribellione al Signore soltanto meno agguerrita.
Un tale servizio cristiano, così proteso a un numero chiuso, si rivelerà sempre inefficace ed incompiuto.
Chi serve il Signore impara a limitare le proprie facoltà per amore, riconoscendo che l’uso più elevato e proficuo della libertà spirituale è quello reso al progresso dell’opera di Cristo!
Ti sembra che il tuo portar frutto stia significando soltanto la perdita dei tuoi diritti, lo sfruttamento dei tuoi interessi? Aspetta a tirare le somme e, nei tempi di Dio, potrai considerare il profitto inestimabile della tua volontaria consacrazione.
Metti in conto che non conquisterai tutti, ma guadagnerai adoratori e adoratrici al Signore ed altri fedeli operai al suo servizio, in numero maggiore di quanto avresti immaginato.
Buona settimana con il Signore.
Alessandro Cravana