La lingua domata dal Signore

Il controllo nel linguaggio si perde facilmente; ogni tentativo di bonificare le labbra con sforzi umani è una pretesa destinata al fallimento ed alla condanna.

Ciò che all’uomo è impossibile, può compierlo soltanto l’opera divina di redenzione, che conduce ad usare la lingua con un nuovo equilibrio spirituale.   

 

UNA CONDIZIONE INSANABILE E IL RIMEDIO DIVINO

La Parola di Dio presenta una radiografia spirituale della “lingua” umana che non lascia spiragli a prospettive ottimistiche, mostrando la radicale corruzione della natura umana da cui procedono innumerevoli espressioni malvagie (Mat. 12:34; 15:18-19).

La Bibbia insegna che non si può gestire la lingua con la ragione: parole sagge e amorevoli si alternano con altre di infima istintività e brutalità (Giac. 1:26).

Occorre che la mente umana sia rigenerata dalla grazia divina e mantenuta in comunicazione con il Signore, lasciando che governi e purifichi “alla fonte” il nostro parlare (Sal. 141:3; Isa. 6:5-7; Giac. 1:18-19).

 

PAROLE OZIOSE 

I pettegolezzi provengono dalla pigrizia di chi non ha nulla da dire e da fare (I Tim. 5:13).

Certe frasi esprimono ozio in quanto proferite senza seria intenzione o possibilità di praticare quanto pattuito o promesso (Prov. 29:20).

Tutte le parole oziose, sebbene dette per leggerezza, hanno un peso spirituale, caricando di responsabilità dinanzi a Dio (Prov. 10:19; Eccl. 5:5-7; Mat. 12:36).

Il rimedio cristiano non si limita a far “collegare la bocca al cervello”, quanto innanzitutto la mente alla Parola di Dio (Prov. 15:28).

 

PAROLE LICENZIOSE

Le parole scurrili o “parolacce”, purtroppo d’uso comune nella società, manifestano una distorta “libertà” che ci prendiamo da noi, come se in certi momenti o luoghi potessimo deporre la nostra etica cristiana (Efes. 5:3-4).

Sono quegli sfoghi che, manifestando mancanza di riconoscenza e rispetto verso Dio (Colos. 3:8).

Le imprecazioni ingiuriose, seppure rivolte a persone, istituzioni o figure fantasiose, nella Bibbia sono avvicinate alla bestemmia (Eso. 22:28; Sal. 102:8; II Pie. 2:10-11).

La Parola di Dio insegna a non ribattere parole oltraggiose e minacciose con altre simili, ma a rimettersi nelle mani del perfetto giudice (I Sam. 10:27; II Sam. 16:7-10; I Pie. 2:23).

D’altra parte, parole severe e toni forti sono talvolta le espressioni più indicate, che non mancano affatto di amore né di saggezza (Giov. 2:16-17; I Tess. 5:14; II Tim. 1:7).

Esse però non devono procedere da forme di astio personale né alimentarlo (Efes. 4:26-27, 31-32).

Anche divulgare le confidenze altrui e dire bugie “a fin di bene” sono licenze che Dio non ha concesso (Prov. 11:13; Efes. 4:25).

È pur vero che certi segreti devono essere necessariamente mantenuti o, al contrario, svelati a chi di dovere per il bene di qualcuno che sta errando (Prov. 25:11; I Cor. 1:11; 5:1). 

 

PAROLE VANAGLORIOSE

Vanagloriose sono le parole orgogliose di chi si stima superiore agli altri (Gal. 6:1-4), le parole superbe di chi ritiene di non avere bisogno di nulla (Apoc. 3:17), le arroganti emissioni di sentenze spirituali che spettano soltanto al Signore (Giac. 4:11-12).

Millanterie o vanterie sono le parole arroganti di chi esagera le proprie facoltà e si attribuisce virtù inesistenti, spesso promettendo ciò che non può adempiere… (Sal. 73:8-10; Giac. 4:13-16).

Queste esprimono l’auto esaltazione di chi si innalza, prendendosi la gloria ed i meriti che spettano a Dio (Prov. 20:6; 27:2).

La grazia di Dio ci porta a non parlare di noi, bensì a glorificare Lui e ad onorare gli altri con sincerità ed umiltà (Rom. 12:10; II Cor. 12:1-4).

 

PAROLE MALIZIOSE

Le parole ipocrite vengono dette per simulare o dissimulare dei cattivi sentimenti (Sal. 55:21; 62:4; Prov. 26:24-26; Giac. 3:14-17).

L’adulazione esprime l’astuzia di chi vuole manovrare, sfruttare coloro che elogia e circuisce (Prov. 26:28; Giuda 16).

Le insinuazioni sono quelle affrettate ipotesi che inducono verso deduzioni negative (II Cor. 12:20; Prov. 11:12).  

Le maldicenze sono proferite da chi riferisce fatti non appurati e confidenze in modo parziale e distorto, da chi parla con altri invece che con la persona in questione, da chi si esprime con intenti perversi (Prov. 16:28; 18:8; I Cor. 4:18-19).

Le calunnie diffondono notizie scandalose e infamanti del tutto false danneggiando la reputazione e la dignità del nostro prossimo (Eso. 23:1; Prov. 10:18).

Non si tratta dunque di parole dette senza pensare, ma architettate da insani ragionamenti, per velare mire egoistiche e malvagie. Chi evita di usare parole offensive e volgari in pubblico o chi alterna la lode alle imprecazioni non sta purificando le proprie labbra né attuando un controllo spirituale sulla lingua, che risulta frenata da furbizia umana, ma non domata da Dio (Giac. 3:9-10).

Il vero governo dell’uso della lingua è possibile mantenendo il cuore sottomesso al Signore (Sal. 15:2-3; Prov. 17:27; I Pie. 3:9).

Le affermazioni su contesti insani o persone dalla comprovata condotta negativa non sono maliziose, se fatte per salvaguardare persone che ignorano pericolose realtà (Rom. 16:17-19; Giac. 3:17-18; III Giov. 10).

 

Alessandro Cravana

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