Il Perdono: una profonda Redenzione

Il perdono è un basilare esercizio di fede cristiana, sia che venga accordato o che sia ricevuto.

Costituisce una vittoriosa liberazione ed un insostituibile canale di ristoro per tante ferite provocate dal peccato: rinnova e risana le persone, le famiglie, le chiese e la vita sociale.

NOTA: “Perdonare”, nella lingua greca, sta per: “Rimettere il debito, lasciare andare, mettere in libertà”. Nella lingua latina è il composto dell’intensivo “per” e “donare” e indica il “condonare senza pagamenti”, in base a una forza interiore piuttosto che a una motivazione esterna.

 

RICEVERE IL PERDONO DIVINO

Il perdono va innanzitutto chiesto al Signore, sempre e comunque, perché ogni peccato è commesso innanzitutto contro la giustizia divina (Gen. 39:9; Sal. 51:4; Luca 15:18).

L’idea che Dio ha già perdonato tutti è errata: Egli perdona coloro che si ravvedono e implorano misericordia (II Cron. 7:14; Sal. 51:2, 3; Prov. 28:13; I Giov. 1:8-10).

Molti cercano di aggirare le leggi divine, ritenendo di potere fare a meno di confessare i peccati e abbandonarli. Alcuni vanno perfino al contrattacco: pieni di rabbia verso Dio, lo accusano di permettere ingiustamente le loro malattie, disgrazie ed il male in genere.

La mancanza del perdono divino, però, causa aridità spirituale, produce inquietudine e scompensi mentali.

Chiedere perdono al Signore, confessando pure simili collere, rimane l’unico percorso che conduce ad una concreta guarigione interiore (Sal. 32:3-5; Osea 14:2-4)

Non cadiamo nell’errore di confondere certi strascichi terreni dei mali commessi con la diretta punizione celeste, sapendo che i peccati cancellati possono ancora rilasciare conseguenze emotive, materiali e sociali (II Sam. 12:13-14).

Non lasciamoci imprigionare da sensi di colpa (I Cor. 15:9-10; I Giov. 3:20).

Talvolta è un fattore opposto che impedisce di chiedere perdono a Dio o di riceverlo: il senso di indegnità e l’amarezza di non corrispondere alle persone perfette che vorremmo essere.

In realtà, anche dietro tale sentimento si cela una radice d’orgoglio: sentendosi sporchi dopo aver peccato, magari dopo aver commesso qualcosa per cui più volte si è ricorsi a Dio, si ritiene necessario prima “espiare”, dimostrare al Signore di meritarsi la Sua benevolenza.

Biblicamente, il perdono si riceve unicamente per fede in Cristo, va accolto in tutta semplicità e in forza della Grazia divina, senza alcuna pretesa di compiere qualcosa che “propizi Dio” o valga il condono dei peccati (Efes. 1:7; Colos. 2:13-14; Ebrei 10:17-18).

 

CHIEDERE PERDONO AGLI UOMINI

Quando i nostri peccati hanno addolorato o danneggiato altre persone è giusto chiedere loro perdono oltre che al Signore (Giac. 5:16).

Chiedere perdono in Cristo non significa riaprire discussioni per sezionare ragione e torto, ma volersi riconciliare nel Suo Nome, assumendosi le proprie responsabilità spirituali (Mat. 5:23-24).

Non siamo esentati dal chiedere perdono se maltrattati da chi vive palesemente nel peccato o che in passato ci ha fatto del male senza mai chiederci scusa.

Se abbiamo peccato verso qualcuno non più in vita o verso chi, non praticando la fede in Cristo, ci nega il suo proprio perdono, ciò non deve indispettire né deprimerci: il perdono divino è sufficiente a rendere affrancati dal peccato e liberi di accostarsi alla Sua presenza (Sal. 51:14).

Se poi abbiamo causato scandalo nella Comunità, è giusto umiliarsi pubblicamente, con sincerità di cuore, per ricevere il perdono e poi il conforto dalla chiesa (II Cor. 2:5-9).

 

PERDONARE GLI ALTRI

Rispetto ai Giudei, Gesù non vuole porre una superiore barriera quantitativa oltre cui ci si può vendicare, ma chiama ad assecondare senza limiti quanti ci chiedono di perdonarli (Mat. 18:21-22).

Nell’Evangelo, il perdono non è facoltativo, a discrezione di chi si sente offeso o legato al tipo di offesa ricevuta: è un imperativo assoluto del Signore! (Matt. 6:14-15; 18:23-35).

Cristo chiama a perdonare “di cuore”, rinunciando a “farla pagare” ai debitori spirituali (Efes. 4:32).

Il perdono cristiano, quindi, prima di essere un gesto verso gli uomini, è un esercizio di grazia in Cristo. Ciò implica un atto razionale prima che emotivo, ovvero la volontà di ubbidire a Dio.

Pertanto, al di là delle parole, il perdono deve essere confermato dalla condotta.

Inoltre, il perdono di cuore deve corrispondere alla realtà interiore, costituire qualcosa di vero e non di facciata se si continua a covare rivalse vendicative (Rom. 12:9).

La Parola di Dio evidenzia le radicali conseguenze che sentimenti o atteggiamenti insani verso gli uomini possono produrre nella relazione “verticale” con Dio (I Tim. 2:8; Giac. 3:14-15).

 

PERDONARE SECONDO IL CUORE DI DIO

Prima che l’abitudine a non perdonare divenga un male cronico, una intolleranza che atrofizzi il cuore e la coscienza, è dunque necessario chiedere aiuto al Signore per saper perdonare, consapevoli che da ciò dipende la dimostrazione ed il coronamento della nostra redenzione.

Il perdono non è una remissione da concedere unicamente a chi ha sbagliato senza volerlo: per errori tali può bastare porgere o accettare delle scuse. Si perdona chi è stato conscio di peccare! (Gen. 50:17-19).

Per mantenere un equilibrato esercizio cristiano del perdono, dobbiamo riflettere le sante compassioni di Dio. La misericordia che Egli insegna non è un generico senso di indulgenza, ma un santo amore per i peccatori penitenti, mirato a recuperarli alla Sua grazia e alla Sua giustizia (Sal. 51:13; Matt. 18:15-17; Luca 17:3-4; Giac. 5:19-20; Giuda 21-23).

Se è vero che il perdono si accorda a chi lo chiede, è pur vero che il nostro perdono non può sostituire quello divino (I Sam. 15:25-26).

Uno spirito benevolo verso chi ancora non ha espressamente richiesto il nostro perdono non libera gli altri da posizioni di difetto dinanzi a Dio, ma preserva noi stessi da rancori e vendette (Rom. 12:19-21; II Tim. 4:16).

D'altronde, è realisticamente notato come il perdono non volga in un naturale e immediato “sentire” amorevole trasporto verso le persone che ci hanno recato sofferenze; esso invece comporta un impegnativo processo di rielaborazione di fatti ed emozioni, di ricostruzione dei rapporti che frutta durevoli e inestimabili effetti benefici (Colos. 3:12-15).

Il completo sentimento del perdono cristiano è dunque il frutto dell’intervento divino in quanti vogliono onorare la Parola di Dio (Atti 7:60).

 

Alessandro Cravana

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