L’argomento è delicato, ma non va considerato come uno scandaloso tabù, lasciando così spazio a idee imprecise o distorte e ad opprimenti estremismi.
UN SIGNIFICATO DEFINIBILE
La parola “porneia”, tradotta con “fornicazione”, riassume la sfera della sessualità illecita (Lev. 18:3-6; Giuda 7).
Così, il concetto di fornicazione come impurità o immoralità in genere può includere anche l’adulterio (I Cor. 5:1).
Tuttavia, per quest’ultimo è pure usato un termine distinto: “moikeia”, riferito specificamente ai rapporti extramatrimoniali (Mat. 15:19; Ebr. 13:4).
Nelle Scritture, il termine può avere un riferimento ristretto o più ampio, in relazione al contesto.
Nell’uso più specifico, la fornicazione indica le unioni sessuali prematrimoniali (I Cor. 6:9; 7:2).
In senso generale, si riferisce alla sfera dell’impudicizia, contrapposta all’ordine naturale e morale stabilito da Dio (I Tess. 4:3-5; Giuda 7).
UN PECCATO CONTRO IL PROPRIO CORPO
La parola greca porne (da cui porneia) indica la persona che si prostituisce.
La radice del termine significa “vendere”: si usava per la vendita degli schiavi (poi delle persone in genere) a scopo di prostituzione.
Biblicamente, infatti, la fornicazione implica ogni coinvolgimento nella prostituzione, in cui il corpo viene “venduto” (Apoc. 17:1-2).
Perciò l’apostolo precisa che “il fornicatore pecca contro il proprio corpo” (I Cor. 6:18).
La fornicazione degrada la più alta destinazione d’uso del corpo, poiché l’elemento fisico della personalità umana viene svenduto alla corruzione (I Cor. 6:13-15).
NOTA: in I Corinzi 6:13, l’apostolo distingue tra il deposito del ventre (lo stomaco) e il corpo che comprende ben più della materia fisica: è la parte visibile ove dimora Dio.
Rientrando tra le pratiche in sé stesse illecite dinanzi alla Legge divina, è posta tra “le opere della carne” condannate dall’Evangelo (Gal. 5:19-21; Col. 3:5-6; I Tim. 1:9-11; Apoc. 21:8).
UNA PRECISAZIONE BIBLICA
“Non sapete che chi si unisce alla prostituta è un corpo solo con lei? Poiché Dio dice «i due diventeranno una sola carne»” (I Cor. 6:16).
Qui, citando Genesi 2:24, l’apostolo afferma che un uomo e una prostituta risultano sposati mediante un rapporto carnale?
Certamente no, perché nelle Scritture tali rapporti sono la conseguenza e non la causa del matrimonio (Eso. 22:16-17; Mar. 10:7-8).
Inoltre Paolo riconosce appieno l’istituzione divina del matrimonio (Efes. 5:3).
Egli, piuttosto, vuole evidenziare quanto sia grave estendere al di fuori dell’intimità coniugale i rapporti carnali (I Cor. 7:2). La gravità di ciò sta nelle insane ripercussioni di queste unioni, con legami permanenti su tutte le sfere della vita umana che mutano la condizione delle persone.
Il corpo umano è coinvolto nella comunione con il Signore e destinato alla risurrezione (Sal. 63:1), perciò non può unirsi in relazioni immorali senza deleterie conseguenze spirituali (Num. 25:1-3; Apoc. 2:14, 20).
La forte domanda retorica in I Corinzi 6:16, dunque, vuole scuotere e dissuadere quanti s’illudono di potere adorare Dio con lo spirito mantenendo tuttavia l’uso del proprio corpo al di fuori della relazione con il Signore (I Cor. 6:17; Atti 15:28-29).
Alessandro Cravana